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CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI
Organo del potere giudiziario nell'ordinamento federale. Istituita dalla costituzione del 1787, è composta da un presidente (Chief Justice) e da un numero di giudici (Associate Justices) variabile secondo la volontà del Congresso. Dal 1869 i suoi membri sono nove, nominati dal presidente degli Stati Uniti fra uomini politici, non necessariamente legati all'ambiente giudiziario, ma con la conferma del Senato; conservano la carica a vita purché operino bene (during good behaviour), e possono essere rimossi solo da una sentenza del Senato a maggioranza di due terzi dei votanti, su messa in stato di accusa (vedi impeachment) della Camera dei rappresentanti. La Corte suprema ha giurisdizione originaria ed esclusiva nei casi riguardanti ambasciatori, consoli o altri rappresentanti diplomatici e nei casi in cui sia parte in causa uno stato; ha giurisdizione di appello nelle controversie concernenti la costituzione e le leggi federali. Benché il diritto di appello alla corte suprema sia limitato, si può fare istanza per ottenere una revisione del processo mediante il writ of certiorari, domanda di ricorso che può essere respinta su suo insindacabile giudizio. Ha inoltre il potere di interpretare la costituzione e di dichiarare incostituzionali gli atti del presidente e del Congresso (judicial review). Il Chief Justice John Marshall legittimò tale sindacato di costituzionalità con la sentenza Marbury contro Madison (1803). L'esercizio del controllo di costituzionalità attribuisce alla Corte suprema un ruolo attivamente politico.

E. Maranzana


G. Maranini (a c. di), La giustizia costituzionale, Vallecchi, Firenze 1966; G. Negri, Il sistema politico degli Stati Uniti: le istituzioni costituzionali, Nistri-Lischi, Pisa 1969; Ch. A. Beard, The Supreme Court and the Constitution, Englewood Cliffs, New York 1962.
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